Carlo Troilo, dirigente dell'Associazione Luca Coscioni, su l'Espresso - Segnalo alcuni degli aspetti più interessanti del rapporto, ringraziando il dirigente olandese dell'Associazione Luca Coscioni, Johannes Agterberg, che ha tradotto il documento in italiano.
- Non si segnala nessun abuso o violazione delle norme che consentono l'eutanasia. Le procedure che portano ad autorizzarla (o a respingere la relativa richiesta) continuano ad essere lunghe ed accurate.
- Da quattro a cinque persone su dieci sono a favore del fine-vita su richiesta per le persone con una malattia psichiatrica; da sei a otto persone su dieci lo consentirebbero a persone con demenza avanzata (alla presenza di una dichiarazione di volontà); da quattro a sei persone su dieci lo consentirebbero agli anziani che considerano la loro vita compiuta senza malattie gravi; quattro su dieci persone sono a favore che l'eutanasia sia consentita a bambini sotto i 12 anni di età.
- Nel 2015, l'eutanasia è stata la causa del 4,5% di tutti i decessi. L'incidenza del suicidio assistito dal medico è rimasta bassa nel 2015: lo 0,1% di tutti i decessi.
- Il numero totale di persone che hanno richiesto l'eutanasia o il suicidio assistito è stato superiore nel 2015 (8,4%) rispetto al 2010 (6,7%). Inoltre, la percentuale di richieste accolte è aumentata: dal 45% nel 2010 al 55% nel 2015.
- Le incidenze nel 2015 di altre decisioni mediche per quanto riguarda il fine-vita sono state comparabili a quelle del 2010. Non è questo il caso per la sedazione palliativa profonda continua: l'incidenza è aumentata dal 12% nel 2010 al 18% nel 2015.
- Rispetto agli anni precedenti, la percentuale di pazienti provenienti da gruppi speciali (demenza, psichiatria, stanchezza di vivere senza malattia grave) sul totale delle richieste di eutanasia o al suicidio assistito è rimasta bassa. Inoltre, la disponibilità dei medici di dare seguito a una richiesta di eutanasia di tali pazienti resta limitata.
- Gli psichiatri sono diventati più riluttanti nei confronti del suicidio assistito di pazienti psichiatrici. Nel 1995 il 53% degli psichiatri aveva trovato inconcepibile farlo. Questa percentuale è aumentata al 63% nel 2015.
Mie valutazioni:
- Dopo 15 anni non si segnala nessun fenomeno di slippery slope (nessuna eutanasia di massa).
- Benché i medici restino cauti su questo fronte, aumenta in modo rilevante l'orientamento favorevole dell'opinione pubblica a concedere l'eutanasia ai malati di varie forme di demenza e ai vecchi "stanchi di vivere". Un tema che a tempo debito - quando finalmente il Parlamento si occuperà di eutanasia (per ora, si stenta perfino a far passare la legge sul testamento biologico, di cui in Occidente solo l'Italia e l'Irlanda sono prive) – andrà affrontato con coraggio, per consentire l'eutanasia a chi la chiederà anticipatamente, nel pieno delle proprie facoltà mentali, in caso di Alzheimer o altre forme di demenza. Mi sembra umano e doveroso consentire una "uscita di sicurezza" al vero e proprio esercito di "morti viventi" (un milione, in crescita esponenziale) ed ai loro familiari.