17.06.2014

Altri medici escano allo scoperto. Se non ora quando?

Altri medici escano allo scoperto. Se non ora quando?

Dichiarazione di Carlo Troilo, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni

Dopo aver denunciato per anni i ventimila casi di eutanasia clandestina che si registrano in Italia, finalmente vedo incrinarsi il muro di silenzio e di omertà eretto davanti a questo fenomeno.  Due medici, uno del cattolico “Gemelli”, Mario Sabatelli, l’altro  del Policlinico Umberto I, Giuseppe Maria Saba, hanno avuto il coraggio di aiutare da sempre i loro malati più gravi a trovare una morte degna. Preferiscono parlare di “desistenza terapeutica”: lo fanno in buona fede ed anche perché parlando di eutanasia rischierebbero anni di carcere. Ma la sostanza è questa. “Non ne posso più – ha detto Saba – del silenzio su cose che tutti noi rianimatori conosciamo”. E non solo i rianimatori le sanno: io stesso, come tanti, sono stato testimone dell’intervento attivo di medici  per assicurare a loro pazienti terminali una morte degna.

Ora faccio appello ai tanti altri medici che compiono – per pietà e per coraggio – lo stesso gesto: escano allo scoperto, costringano il Parlamento a discutere di come si muore in Italia e ad esaminare la proposta di legge della nostra Associazione sulla eutanasia ed anche il premier Renzi a rispondere al nostro appello. EXIT ci dice che raddoppiano gli italiani che si iscrivono alla associazione per poter andare a morire in Svizzera. Ci aiutino ad evitare questo “turismo eutanasico”. Mentre in tutto il mondo questo tema viene affrontato (in queste due settimane il Québec e la comunità autonoma delle Canarie hanno approvato leggi sulla “morte degna”) facciano sì che l’Italia non resti il solo paese in cui un parlamento pauroso ed ignavo non risponde nemmeno all’appello del Capo dello Stato e di quanti – Chiara Rapaccini, compagna di Monicelli, Luciana Castellina, compagna di Lucio Magri ed il figlio di Carlo Lizzani, Francesco – hanno vissuto come me il dramma di  persone che non potendo ricorrere alla eutanasia sono state costrette, come migliaia di altri malati ogni anno,  ad una “morte indegna”.  Ci aiutino, i medici, a lenire il nostro lutto così difficile  da elaborare ed a concedere alla schiera dei prossimi candidati al suicidio il diritto ad una morte dignitosa.

Amici medici, se non ora, quando?

ALTRI ARTICOLI

Ultimi articoli