27.03.2014

Biotestamento: il mio grazie al Presidente Napolitano

Biotestamento: il mio grazie al Presidente Napolitano

Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, ringrazia il Presidente della Repubblica su Oggi in edicola questa settimana.

Signor presidente della Repubblica,

io La ringrazio con tutto il cuore per il messaggio da Lei inviato all’Associazione «Luca Coscioni», in cui annuncia la Sua intenzione di stimolare il Parlamento a riaprire il dibattito sul testamento biologico, e ad approvare finalmente una legge. Una legge che riconosca il diritto di ognuno a rifiutare le cure, provvedendo a esprimere questa volontà in un documento redatto e firmato in uno stato di piena coscienza e lucidità. Numerosi sondaggi d’opinione hanno mostrato che una larghissima maggioranza di cittadini, di qualunque età, vive come una minaccia per la propria libertà un eventuale prevalere della medicina tecnologica moderna, capace di spostare il termine della vita al di là della morte naturale, introducendo una vita artificiale anche senza attività cerebrale, senza coscienza, senza pensiero, senza vista, udito, parola.

Caro Presidente, quando Lei nel 2009 decise di non firmare il decreto legge del Consiglio dei Ministri con cui si voleva imporre alla sventurata Eluana Englaro di continuare a vivere in queste condizioni, e ricordò il dovere di arrivare a una legge, adempì in pieno il compito di supremo garante delle libertà individuali sancite dalla Costituzione. Anche di questo voglio ringraziarLa ancora. Io e moltissimi altri cittadini non possiamo accettare che sia stabilito per legge l’obbligo di vivere in simili condizioni, e sosteniamo che dev’essere lasciata assolutamente la libertà di decidere. Spero che il Parlamento accolga con sollecitudine il Suo monito. Voglio ricordare, sommessamente, che una legge rispettosa della libertà individuale non implica danno né pregiudizio per alcuno, perché altrettanta libertà viene prevista per chi invece vuole vivere a qualunque condizione. Ma dev’essere consentita l’interruzione di cure tecnologicamente imponenti, somministrate contro la volontà della persona. Ogni anno in Italia si registrano un migliaio di suicidi di malati gravissimi, la cui vita va irreversibilmente verso la morte, e che non trovano altra strada per uscire da una condizione di estrema sofferenza fisica e mentale.

Per morire così ci vuole coraggio, ma anche tanta disperazione. Una legge giusta, equilibrata e serena, riconoscerebbe e solleverebbe quest’estrema solitudine. Al di là della crisi economica e della confusione politica, ci sono problemi che non si possono eludere, come Lei, signor Presidente, ha profondamente e umanamente compreso.

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