06.02.2014

Lettera – “Pesava ormai 40 chili. Le hanno tolto la dignità oltre che la vita”

Lettera – “Pesava ormai 40 chili. Le hanno tolto la dignità oltre che la vita”

Valentina ha accompagnato sua madre durante i suoi ultimi giorni di vita. Aveva 55 anni e con una lettera ci racconta la sua storia.

Ho sempre pensato che la morte di mia madre sarebbe stato un evento insopportabile, che non avrei mai potuto affrontare e al quale non sarei sopravvissuta. Poi arriva un giorno in cui tutto improvvisamente ti crolla davanti e tu non puoi far altro che stare a guardare, completamente impotente. E’ in quell’istante che sei costretta a buttar fuori risorse che non pensavi di avere, che ti rendi conto di quanto l’insopportabilita sia solo un’idea irrazionale. E’ vero, la morte non la accetti, ma la sopporti, la devi sopportare. Semplicemente perché, da essere umano che segue il principio di sopravvivenza, non hai altra scelta.
 
Quindi, inaspettatamente, sopporti che tua madre di 55 anni torni a casa un giorno come un altro e ti dica che ha un tumore al fegato; sopporti che dall’ospedale ti rimandino a casa perché "sotto le feste natalizie tutto si ferma"; sopporti che in 20 giorni il tumore intacchi tutto l’organo riducendo a zero la funzionalità epatica; sopporti che tua madre arrivi a pesare 40 kg; sopporti che non abbia la forza nemmeno per parlare o bere acqua; sopporti quell’inversione di ruolo che ti porta ad assisterla come una bambina; sopporti la frase "non c’è nulla da fare", e… sì, sopporti anche vedere il suo corpo senza vita solo dopo un mese dalla diagnosi. E sai che quel dolore lo porterai sempre addosso, non passerà mai, ma imparerai comunque a conviverci.
 
In tutto questo c’è invece qualcosa che mai e poi mai potrai metabolizzare: la sofferenza, ciò che lei temeva più di ogni altra cosa e dalla quale non sono riuscita a tutelarla. Un dolore che ti strappa letteralmente il cuore e che, la morte, ti porta ad invocarla e desiderarla. E’ proprio stando accanto a quel corpo estraneo (perché quella non era mia madre) che non puoi far altro che pensare: tutto questo non deve esistere.
 
Un cuore giovane e forte che continuava insistentemente a battere, un viso scheletrico dal quale trapelava solo dolore, un corpo senza forma, un rantolo agonizzante che credo mi rimarrà nelle orecchie tutta la vita. Questa è stata mia mamma nel suo ultimo mese.
 
Una fine indegna. Ignobile. Disumana. Antietica. Miserabile. Le hanno tolto pure la dignità oltre che la vita, e questo non deve esistere. Non lo accetto. È proprio vero che i cani hanno un diritto in più rispetto agli uomini. Perché in quelle condizioni non si lascia nemmeno un animale.
 
Il fatto che nel 2014 ci si ritrovi ancora a lottare per poter avere un diritto di questo tipo, da una parte è assolutamente vergognoso, dall’altra ti da speranza. Perché il vedere delle persone che con disponibilità, delicatezza e sensibilità lottano ogni giorno a favore di cause come questa, ti fa capire che forse qualcosa di buono è rimasto.
 
Pertanto, l’unico rimorso è solo quello di non aver avuto gli strumenti giusti per poter fare a mia madre un ultimo regalo. Un regalo che sarebbe semplicemente stato il mio ultimo grande gesto d’amore come figlia. Sono sicura che me ne sarebbe stata grata.
 
Lettera di Valentina

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