14.01.2016

L’eutanasia legale in Aula a marzo. L’Italia rompe il tabù

L’eutanasia legale in Aula a marzo. L’Italia rompe il tabù

Un primo ma importante passo che è stato ottenuto grazie anche alla battaglia di alcuni malati terminali a partire da Luigi Brunori, che proprio nei giorni scorsi è morto, a Max Fanelli, Walter Piludu e Ida Rescenzo, che sì sono rivolti a più riprese al parlamento. Non saremmo arrivati a questo risultato senza la forza e la generosità della militante radicale Dominique Velati, che ha restituito alla conoscenza degli italiani un tema altrimenti tabù per il potere italiano.

Di Eleonora Martini – Per la prima volta il parlamento si prepara a discutere una legge sull’eutanasia. Nel calendario trimestrale dei lavori della Camera ora è fissata anche una data di massima: entro marzo. Così ha deciso ieri la conferenza dei capigruppo inserendo nell’agenda dell’Aula il testo sul «Fine vita» presentato da Sinistra italiana che ricalca la proposta di legge di iniziativa popolare depositata nel settembre 2013 e sottoscritta da oltre 105.000 cittadini nell’ambito della campagna «Eutanasialegale» promossa soprattutto dalla galassia del Partito radicale. La notizia arriva via twitter dal presidente dei deputati di SI, Arturo Scotto, proprio nel giorno in cui trapelano indiscrezioni sulla morte di David Bowie che, secondo la ricostruzione di alcuni media Usa, avrebbe fatto ricorso al suicidio assistito, peraltro legalizzato dall’ottobre scorso anche in California, il quinto degli Stati uniti dopo l’Oregon, il Vermont, Washington e il Montana.

Non è stato facile aprire questo primo spiraglio italiano, riferisce Scotto: «Da quattro mesi mi batto contro l’opposizione delle destre e la freddezza di PD e M5S, ma ora siamo riusciti ad inserirla nelle proposte in quota Sel. La legge dovrà arrivare in Aula entro marzo a meno che non sia concluso l’iter nelle commissioni Affari sociali e Giustizia dove al più presto verrà avviato». Gioiscono Marco Cappato, Filomena Gallo e Mina Welby, a nome dell’Associazione Luca Coscioni e di Radicali italiani: «Abbiamo compiuto un altro importante passo verso la legalizzazione e il governo di un fenomeno sociale sempre più importante nella società italiana». I tre radicali si dicono fiduciosi «nell’opera che gli oltre 225 Parlamentari aderenti agli obiettivi dell’intergruppo compiranno ora in Commissione e in Aula». Anche Sinistra italiana assicura che non abbasserà la guardia ma in ogni caso i Radicali promettono: «La battaglia prosegue per realizzare il prossimo traguardo: l’effettiva trattazione prima in Commissione e poi in Aula della legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia e del testamento biologico».

Nei dodici articoli del testo della legge calendarizzata, a prima firma della deputata di Sel Marisa Nicchi che coordina l’intergruppo palamentare, sono formate le dichiarazioni anticipate di fine vita e l’eutanasia, ossia «l’atto praticato da un terzo, che mette volontariamente fine alla vita di una persona» che lo ha esplicitamente richiesto. L’articolo 2 prescrive le condizioni nelle quali «ogni persona maggiorenne, qualora tema di perdere la propria capacità dì intendere e di volere, mediante un’apposita dichiarazione scritta anticipata, può esprimere la volontà che gli venga praticata l’eutanasia». E viene istituita «presso il Ministero della salute, la Commissione nazionale di controllo e valutazione».

Un primo ma importante passo che è stato ottenuto grazie anche alla battaglia di alcuni malati terminali, ricordano i Radicali, «a partire da Luigi Brunori, che proprio nei giorni scorsi è morto, a Max Fanelli, Walter Piludu e Ida Rescenzo, che sì sono rivolti a più riprese al parlamento. Non saremmo arrivati a questo risultato senza la forza e la generosità della militante radicale Dominique Velati, che ha restituito alla conoscenza degli italiani un tema altrimenti tabù per il potere italiano». E da quando, a dicembre, Cappato si è autodenunciato per aver aiutato anche economicamente l’infermiera malata di cancro a raggiungere una clinica svizzera dove ha potuto ottenere il suicidio assistito con l’aiuto dell`associazione Dignitas, sono circa 50 le persone che si sono rivolte all’associazione radicale «Sos Eutanasia». Matteo Mainardi ne traccia una sorta di identikit: «Sono uomini e donne in egual misura, soprattutto residenti nel Nord Italia, per la maggior parte malati di cancro ma anche di patologie degenerative come la Sla o la distrofie muscolari». Se la procura non aprirà un fascicolo sull’operato di Cappato (e al momento non lo ha fatto) per tutti loro si aprono nuove prospettive: «Lo consideriamo – conclude Mainardi – un via libera ad aiutare altri malati terminali».

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